



SPELEOLOGIA
Scienza che studia le grotte e le caverne naturali, la loro origine ed evoluzione, i fenomeni fisici, biologici e antropici che vi si svolgono e le attività connesse con la loro esplorazione. Come scienza . Si è da tempo organizzata in modo autonomo e inquadra organicamente un complesso di acquisizioni alla cui elaborazione concorrono molte discipline come la geografia fisica, la geologia, l’idrologia sotterranea, la mineralogia, la meteorologia, la paleontologia, la petrografia, la zoologia, la botanica, la microbiologia, l’antropologia, la paletnologia, il folclore. Pertanto, data la complessità, vastità e varietà del suo campo di indagine. Si distingue in , fisica (in cui convergono: la speleografia, che comprende tutto il lavoro di documentazione, rilievo topografico, fotografie, descrizione di concrezioni, stratificazioni.

IMMERSIONE
L'immersione subacquea è un'attività che, prevede mersione completa del corpo umano in luoghi molto affascinanti, saper gestire ogni pericolo nei fondali marini e nelle grotte.Immergersi in un relitto è sempre un’emozione che coinvolge a 360° i nostri sensi. Conoscerne la storia, indagarne ogni piccolo dettaglio significa diventare protagonisti della storia stessa e testimoni nel tempo della sua evoluzione; in poche parole diventarne parte inscindibile.
Il pericolo è il nostro mestiere




Il Baron Gautsch

Il Baron Gautsch era un piroscafo appartenente al Lloyd Austriaco e seguiva la rotta tra Lussingrande e Trieste. Fu costruito in Scozia nel 1908. Durante la prima guerra mondiale il piroscafo era stato requisito temporaneamente dalla Marina Militare austriaca per il trasporto delle truppe dalla Dalmazia a Trieste. Quel suo ultimo viaggio era il primo dopo che era tornato ad essere un piroscafo passeggeri e il comandante militare era stato sostituito da uno civile. Alle ore 11.00 del 13 agosto 1914, il Baron Gautsch salpava dal porto di Lussingrande, diretto verso Trieste, dov'era previsto l'arrivo per le ore 18.00. La nave doveva mantenersi al largo per evitare una zona di mare minata dalla stessa Marina Austriaca, tuttavia, navigando troppo vicino alla costa istriana nei pressi di Rovigno, entrò in un tratto di mare minato, nonostante i segnali di allarme ricevuti dal posamine Basilisk, affondando quindi alle 15:45 in pochissimi minuti a causa di un urto con una mina; delle 300 persone a bordo, 130 morirono affogate. Pesanti accuse caddero sull'equipaggio, che si salvò quasi integralmente: molte scialuppe non erano state calate in mare a causa della loro cattiva manutenzione e i salvagente erano chiusi a chiave negli armadietti, poiché si voleva evitare che i passeggeri di terza classe li utilizzassero come cuscini durante il viaggio. In definitiva l'equipaggio fu accusato di aver pensato a salvare la propria pelle invece di pensare ai passeggeri (moltissime donne e bambini). Gli ufficiali inquisiti furono poi tutti assolti e continuarono la loro carriera senza nessuna conseguenza.
Dopo la seconda guerra mondiale, il suo relitto venne usato per esercitazioni con esplosivi dai palombari della marina jugoslava, per cui si evidenziano danni alle sovrastrutture non causati dalla mina. Oggi si trova su di un fondale a circa 40 metri di profondità e con la prua orientata nella direzione che aveva prima del naufragio. È stato completamente colonizzato dalla fauna marina ed è meta di immersione per numerosi subacquei



Relitto della nave Evdokia II

Tragica protagonista di storia recente, la motonave EVDOKIA II è affondata al largo di Chioggia il 7 marzo del 1991.

Battente bandiera delle Antille, la nave con la sua lunghezza di 100 metri e con 1,437 tonnellate di stazza netta, navigava avvolta nella nebbia quando, speronata sulla fiancata sinistra dal cargo Onduregno PHILIPPOS, affondò. 

Lo squarcio provocò l'affondamento della motonave dando però tempo all'equipaggio di mettersi in salvo.

Posizionato a circa sette miglia marine dalla costa, il relitto è adagiato in assetto di navigazione su un fondale di circa 30 metri, in acque non sempre limpide, è un richiamo costante alla prudenza ed all'attenzione. 

Nel 1994 tutta la parte alta del castello è stata tagliata e 
spostata lateralmente a circa 150 mt dal relitto stesso.

Il relitto si presenta completamente coperto da concrezioni marine. 
L'immersione si presta a due livelli di difficoltà: 
Immersione facile ed adatta anche a subacquei di poca esperienza (accompagnati) che prevede la circumnavigazione del relitto e la visita alle stive aperte.

Immersione impegnativa per subacquei di provata esperienza con visita all'elica, alla spaccatura della stiva e forse ancora per poco ai locali interni.
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Le Pozze di Arsiero


Il torrente Astico nasce in Trentino tra il monte Sommo Alto e il monte Plant, per poi scorrere tra i monti dell'alto vicentino e terminare il suo percorso di 141 km come affluente del Tesina.
Nei pressi del paese di Arsiero, cittadina in provincia di Vicenza, si trova la zona di Contrà Pria, piccolo borgo di poche case, che rappresenta senza dubbio una delle località più affascinanti e caratteristiche della Valle dell'Astico: qui infatti l’acqua ha formato lungo il greto del torrente, nel corso dei millenni, una stretta gola rocciosa, con suggestivi paesaggi e viste mozzafiato in una natura quasi incontaminata.
Durante la maggior parte dell'anno la zona è deserta e quasi disabitata, ma nel periodo estivo la vallata si anima e le spiaggette si popolano degli abitanti dei paesini vicini, attirati dalla possibilità di fare il bagno e prendere il sole... e non solo: nonostante i numerosi incidenti e l'ordinanza comunale che vieta i tuffi dal ponte e dalle rocce a picco, sono sempre numerosi coloro che vogliono provare l'ebbrezza di un volo da 10 metri nelle fredde acque del torrente.
Vicino alla riva, su un ampio prato, si trova anche un campo di beach volley nelle cui prossimità viene montato un tendone adibito a bar, dove ci si può dissetare con una buona birra e gustare dei piatti tipici in compagnia, spesso con l'accompagnamento di musica dal vivo.
L'IMMERSIONE
La zona è nota anche ai subacquei come "Pozze di Arsiero", per le suggestive immersioni che vi si possono svolgere se non si teme troppo l'acqua fredda, che d'estate oscilla tra i 12 e i 14 gradi.
Ci si immerge normalmente in tre particolari punti del torrente, dove l'acqua ha formato dei laghetti, detti appunto "pozze". In queste buche, profonde circa nove metri, il fiume perde il carattere torrentizio e la corrente cala notevolmente, permettendo ai subacquei di esplorare il fondo e i sinuosi passaggi.
Le immersioni si possono quindi considerare in realtà una sola, suddivisa in tre parti, dato che tra una pozza e l’altra è necessario togliere le pinne e camminare con l’attrezzatura addosso per un breve tratto lungo il greto del torrente, fino ad arrivare alla pozza successiva.
In certi tratti si attraversano dei veri e propri canyon, dove si passa uno alla volta attraverso passaggi e anfratti un po' stretti ma sempre agevoli, nei quali la corrente aumenta facendoci faticare un po'.
​Se le condizioni sono buone, si può arrivare fin sotto ad una piccola cascata che forma un buco profondo tre metri ed è sicuramente un piacevole effetto ossservarla dal basso, sott'acqua.
Piccoli gruppetti di trote e tèmoli ci accompagnano lungo tutto il tragitto attraverso il sinuoso corso del torrente ed è interessante osservare le stratificazioni delle rocce lavorate dalla forza dell'acqua.
Alla ricerca del leggendario passaggio segreto voluto da Napoleone Bonaparte,nei sotterranei di Villa Crivelli Pusterla di Mombello (Limbiate – MB)



Miniera Torgola (BS)

CENNI STORICI
Tra il Settecento e Ottocento, le ricerche di argento prima, e blenda\galena poi, non dieredero risultati soddisfacenti.
Primianni del Novecento: si da inizio alla coltivazione della fluorite, con il passaggio delle concessioni dalla società Brescia Mining Company alla ditta Martelli (1921?).
1939: passaggio alla Società Anonima Mineraria Prealpina, che unisce le concessioni Torgola e Novazze, con Costaricca e Costa Bella.
Anni Cinquanta: si apre il cantiere Ester per ottimizzare il trasporto del minerale estratto
Anni Sessanta: raggiungimento dei picchi di produzione.
1999: chiusura della miniera, l'ultima rimasta in attività tra quelle della valle.
Al cantiere Ester sono presenti le gallerie di carreggio, chiuse da cancelli, provenienti dalla miniera e diretti verso la miniera Torgola. Un impianto di selezione e di frantumazione completano le strutture esistenti.
La miniera Torgola conserva intatte le strutture esterne, ma è molto pericolosa al suo interno, reso inagibile a causa della presenza di piani in lamiera ormai in avanzato stato di corrosione.
Di fronte,oltre la strada statale, sono presenti gli uffici e i servizi tecnici, dove si trovava anche l'imbocco di una galleria.
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Buso della Rana

la storia
Il “Buso della Rana”, sito di interesse comunitario, è una grandiosa cavità carsica, un incredibile labirinto di oltre 27 chilometri di gallerie che si trova nel Comune di Monte di Malo, in provincia di Vicenza. Si tratta della più estesa grotta ad unico ingresso presente in Italia formatasi nel corso di alcuni Milioni di anni, ad opera dell’erosione lenta ma inarrestabile dell’acqua.Il toponimo “Rana” potrebbe far pensare al gracchiante anfibio, ma non è così. Le ricerche dimostrano che “Rana” deriva probabilmente dal termine Medio-Alto-Tedesco “Roan” che significa“Parete rocciosa”, con riferimento all’imponente muraglia che sovrasta l’ingresso.Le esplorazioni ed i rilevamenti della grotta, ad opera di gruppi speleologici del vicentino, sono avvenute soprattutto negli ultimi decenni portando la parte conosciuta dei cunicoli, dagli iniziali 4 chilometri allo sviluppo attuale.All’interno della grotta esiste una vastissima gamma di aspetti carsici quali ampie gallerie di crollo, condotte forzate, fessure, diaclasi, laminatoi, marmitte, cascatelle, camini, fusoidi, saloni talvolta grandiosi (oltre 30.000 metri cubi); pertanto la frequentazione deve avvenire soltanto se accompagnati da esperti speleologi, muniti della necessaria attrezzatura. Qui potete trovare una photogallery riguardante le meraviglie nascoste all’interno del Buso della Rana.Il Buso della Rana è una grotta soffiante con unatemperatura interna costante intorno ai 13.5 gradi centigradi: nei mesi più caldi questa viene percepita dal visitatore come una brezza fredda ed umida diretta verso l’esterno. Durante l’inverno invece l’imponente ingresso diventa gradevole. Per tale motivo, il ritrovamento di selci nelle zone adiacenti la cavità, dimostrano che il Buso della Rana è stato utilizzato fin dalla preistoria come luogo di abbeverata e approvvigionamento idrico ma non come sito abitabile o riparo permanente.
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Miniera Trentini (vi)

La Storia
Miniera Trentini: si estraevano solfuri per ricavare Zn, Pb e Cu (Ag?). Il crollo del prezzo dell’Ag nel XVI secolo e poi la caduta della Repubblica di Venezia alla fine del XVIII secolo, segnarono la fine dell’attività di questo giacimento (Boscardin et al., 2011). Le mineralizzazioni a solfuri di Zn, Pb e Cu della miniera Trentini si sviluppano all’interno del Calcare di Recoaro dell’Anisico inferiore così come le mineralizzazioni ad ossidi e solfuri di Fe della miniera Veneziana. (Frizzo & Raccagni, 2006). Le mineralizzazioni sono successive alla sedimentazione di queste rocce e sono probabilmente legate a circolazione di fluidi idrotermali che hanno sfruttato le faglie qui presenti come via preferenziale di risalita (Frizzo et al., 1982). La miniera Trentini infatti si sviluppa seguendo una faglia il cui piano di faglia è ben visibile all’ingresso.
La mineralizzazione è costituita prevalentemente da sfalerite ferrifera (marmatite) (foto), pirite e calcopirite (foto) in una matrice di calcite spesso affetta da silicizzazione e sostituita da quarzo. La calcopirite è cristallizzata attorno a cristalli di blenda ereditata e poi è stata trasformata in pirite. I fluidi idrotermali sono di alta temperatura e la sequenza di cristallizzazione è: calcopirite -> pirite -> tennantite (Fabris et al. 1971). I solfosali (indicata la presenza di enargite) sono successivi alle altre fasi e sono tra le ultime a cristallizzare dalle soluzioni mineralizzanti. Minerali come smithsonite, idrozincite, gesso, anglesite (foto), azzurrite (foto), malachite (foto) e auricalcite (foto) sono supergenici di origine secondaria per presenza di acque ricche in anidride carbonica che alterano i solfuri e depositano i rispettivi carbonati e solfati di Cu e Pb.Miniera Trentini: si estraevano solfuri per ricavare Zn, Pb e Cu (Ag?). Il crollo del prezzo dell’Ag nel XVI secolo e poi la caduta della Repubblica di Venezia alla fine del XVIII secolo, segnarono la fine dell’attività di questo giacimento (Boscardin et al., 2011). Le mineralizzazioni a solfuri di Zn, Pb e Cu della miniera Trentini si sviluppano all’interno del Calcare di Recoaro dell’Anisico inferiore così come le mineralizzazioni ad ossidi e solfuri di Fe della miniera Veneziana. (Frizzo & Raccagni, 2006). Le mineralizzazioni sono successive alla sedimentazione di queste rocce e sono probabilmente legate a circolazione di fluidi idrotermali che hanno sfruttato le faglie qui presenti come via preferenziale di risalita (Frizzo et al., 1982). La miniera Trentini infatti si sviluppa seguendo una faglia il cui piano di faglia è ben visibile all’ingresso.
La mineralizzazione è costituita prevalentemente da sfalerite ferrifera (marmatite) (foto), pirite e calcopirite (foto) in una matrice di calcite spesso affetta da silicizzazione e sostituita da quarzo. La calcopirite è cristallizzata attorno a cristalli di blenda ereditata e poi è stata trasformata in pirite. I fluidi idrotermali sono di alta temperatura e la sequenza di cristallizzazione è: calcopirite -> pirite -> tennantite (Fabris et al. 1971). I solfosali (indicata la presenza di enargite) sono successivi alle altre fasi e sono tra le ultime a cristallizzare dalle soluzioni mineralizzanti. Minerali come smithsonite, idrozincite, gesso, anglesite (foto), azzurrite (foto), malachite (foto) e auricalcite (foto) sono supergenici di origine secondaria per presenza di acque ricche in anidride carbonica che alterano i solfuri e depositano i rispettivi carbonati e solfati di Cu e Pb.









Grotta della Guerra (vi)

A quota di 275 m s. l. m., si trova la Grotta della Guerra ,una cavità naturale di grande interesse naturalistico, che ospita, insieme ad una ricca fauna di invertebrati, la maggiore colonia di Pipistrelli della regione Veneto. La grotta è ad andamento suborizzontale ,dopo l’ingresso il ramo di destra si immette in una galleria lunga circa 40 metri (galleria Lioy), che continua con una formazione stalagmitica a gradini detta “Grande colata” che sale per circa dieci metri; segue un tratto quasi piano lungo circa 15 metri che immette nella Sala della Sorgente. Il ramo di sinistra termina in una sala detta “della colonna”, comunicante, attraverso uno stretto cunicolo (artificiale) con l’adiacente Grotta della Mura; nella sala della colonna, vi è un corto ramo con il suolo costantemente melmoso perché sulla parete destra, a 12 metri d’altezza, si trova una grande apertura dalla quale cola quasi sempre l’acqua da un ramo superiore (un ramo nuovo, all’incirca simmetrico a quello sottostante). La grande colonia di pipistrelli occupa costantemente il ramo destro, sopra la grande colata; piccoli gruppi e esemplari isolati sono presenti anche nelle pareti della galleria. E presente una grande quantità di guano, che forma un ammasso alto qualche decina di centimetri, brulicante di numerosissimi invertebrati e alcuni pipistrelli morti predati da invertebrati.








